LA CULTURA HIP HOP COME MOTORE DEL CAMBIAMENTO SOCIALE

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Il termine Hip Hop è stato coniato dal rapper Keith Cowboy Wiggins, membro del gruppo statunitense Grandmaster Flash and The Foutious Five, attivo negli anni ’70-‘80 e significa hip-conoscenza, sapere, hop-salto, movimento.

La cultura Hip Hop nasce come un vero e proprio movimento culturale all’interno di una realtà sociale estremamente complessa e disagiata, contribuendo a segnarne la rinascita. Si sviluppa infatti a partire dalla prima metà degli anni’70  nel Bronx, uno dei cinque distretti amministrativi di New York segnato, in quegli anni, da una fase di grande decadimento e povertà, che ebbe inizio intorno alla fine degli anni ’50. Un evento che segnò l’avvio del grande e inesorabile impoverimento del Bronx fu nel 1959, quando vennero abbattuti molti edifici e fabbriche per costruire una grande arteria stradale che attraversava il cuore del quartiere, la Cross Bronx-Expressway. Molti abitanti della zona persero il lavoro e questo spinse la classe media bianca a trasferirsi altrove, in cerca di lavoro e condizioni di vita migliore. Ne conseguì una svalutazione degli immobili che portò molti afroamericani a trasferirsi nel Bronx. Col passare del tempo l’aumento della disoccupazione spinse molti giovani verso la criminalità: si insediarono nei complessi abitativi abbandonati e si unirono in cosidette gang, ovvero gruppi di giovani che si contendevano il controllo dei traffici illeciti del quartiere, perlopiù spaccio di sostanze stupefacenti, attraverso una vera e propria guerriglia quotidiana, fatta di lotte ed uccisioni tra gang e rapine alle poche attività commerciali rimaste in zona. La situazione degenerò sempre di più: la giunta comunale di New York apportò tagli alla spesa pubblica con conseguente diminuzione della polizia nel distretto amministrativo del Bronx, gli ultimi abitanti bianchi della classe media si trasferirono altrove e le persone che rimasero nel quartiere furono sempre più spinte a dedicarsi ad attività criminali, non essendoci alternative di alcun tipo. Molti cittadini bruciarono le loro abitazioni con lo scopo di ricevere la polizza assicurativa che gli permettesse di traslocare in un’altra zona, altri iniziarono a rubare sanitari, rame e quant’altro, dagli edifici abbandonati. Per circa un decennio il Bronx fu terra di nessuno, con regole proprie, regole della strada, sangue all’ordine del giorno in uno scenario apocalittico, tanto che Regan, in occasione della prima visita nel Bronx negli anni ’80 disse di non aver mai visto una cosa simile dalla Londra bombardata dai nazisti.

Intorno alla fine degli anni ’70, inizio anni ’80 prese il via la lenta rinascita del Bronx, attraverso due fatti principali: da una parte la classe dirigente americana investì un bilione di dollari per la costruzione di nuove strutture residenziali, dall’altra si verificò  una vera e propria rivoluzione culturale che sancì la nascita dell’Hip Hop. I ragazzi più giovani infatti, cresciuti in un clima di degrado, povertà e violenza, segnati dalla morte di familiari ed amici, decisero di attuare una tregua tra gang rivali, che favorì la convivenza pacifica. Questo alimentò un clima di scambio e di integrazione tra etnie diverse nel quartiere, principalmente tra afroamericani e sudamericani, e si assistette ad un nuovo fenomeno, il cosiddetto Block party, delle vere e proprie feste di quartiere basate sulla musica e sul ballo.

A livello storico e culturale è stato individuato un giorno ben preciso che ha sancito la nascita della cultura Hip Hop, l’11 agosto 1973, quando una ragazzina organizzò a casa sua, al 1520 di Sedgwick Avenue, una festa proponendo al fratello di esibirsi come DJ. Il ragazzo si chiamava Clive Campbell, in arte Dj Kool Herc, che si presentò con due giradischi, un mixer e una nuova tecnica per fare musica che permetteva di ripetere senza interruzioni (loop) le parti più ritmiche dei dischi. A quella festa furono presenti anche Afrika Bambaataa che definì i principi etici del movimento e Grandmaster Flash, che incrementò le tecniche musicali le quali favorirono la crescita e lo sviluppo dell’Hip Hop.

Dj Kool Herc è ad oggi considerato il pioniere dell’Hop Hop.

Da quel giorno qualcosa è cambiato definitivamente, dando via ad una rivoluzione culturale che si consolidò a partire dall’anno seguente, quando nacque la cultura dell’Hip  Hop che racchiude la capacità di integrazione che le diverse etnie abitanti nel Bronx, sono riuscite a raggiungere dopo anni di lotte e sangue.

Il movimento Hip Hop è infatti costituito da quattro tipi di espressione artistica: il Djing, il Mcing, il Writing e la Breaking.

Il djing è la forma artistica propria del dj che manipola il suono utilizzando due giradischi ed un mixer collegati ad un amplificatore. Il mcing è l’arte di parlare o cantare in rima su basi con forte cadenza ritmica; il rapper o il MC (maestro di cerimonia) generalmente rappa testi che scrive. Il writing è la prima disciplina che si è sviluppata, intorno agli anni ’60, ancor prima della nascita dell’Hip Hop, veniva utilizzato inizialmente dagli attivisti politici e dalle gang, per marcare il territorio; il primo stile di pittura adottato dai writer è il Bubble Lettering, utilizzato dagli artisti del Bronx. La breaking, detta anche b-boyng o breakdance, è uno stile di danza che nasce dall’unione di forme di ballo diverse.

Proprio della street life e quindi affine alla cultura Hip Hop, anche se non facente parte della stessa, è lo skating.

È fondamentale dunque sottolineare la funzione sociale dell’Hip Hop che nasce appunto dalla tregua tra gang e porta con sé principi etici importanti e un messaggio di pace ed integrazione.

Per il Bronx a livello storico ha costituito una possibilità di rinascita e di creazione di un’identità culturale ben precisa dopo anni di degrado, criminalità, povertà e violenza. Le  gang si trasformano in “crew” che incanalano e esprimono le tensioni sociali attraverso battle dove protagonisti non sono più armi e violenza ma gare di ballo tra B-boys e battle di freestyle in cui gli MC improvvisano testi in rima.

Ciò dimostra, ancora una volta, come la musica e l’arte possano essere la chiave della manifestazione sana di tensioni sociali, di come non sia la repressione a muovere il cambiamento sociale, bensì la valorizzazione e la possibilità di espressione e di riconoscimento di ciascuno.

 

 

SITOGRAFIA:

www.schoolofart.it

www.hiphoprec.com

www.produzionehiphop.com